Carissime Amiche ed Amici Rotariani,
il Rotary, da sempre, pone la sua attenzione e incentra le sue scelte operative sui grandi problemi del mondo. Il Rotary, insomma, per vocazione, analizza i temi di rilevante impatto socio-economico, che possono incidere sulla vita delle persone e sul percorso di crescita delle società. Ma, come insegnava Luigi Einaudi, occorre “conoscere per deliberare”. Analizzare e studiare per individuare e promuovere soluzioni. Questa è, come si ama dire oggi, la mission del Rotary, che opera per dare uno specifico contributo alla soluzione delle principali criticità delle nostre società. La “salute materna ed infantile” -al centro del calendario rotariano di Aprile- configura, appunto, un tema, un problema, di enorme rilevanza sotto il profilo umano, sociale, economico, politico, e non solo nei Paesi meno sviluppati.
Il tema della salute materna ed infantile, infatti, non è una questione che riguarda solo taluni Paesi, essenzialmente quelli del Terzo mondo. Anche l’Occidente sviluppato lamenta, spesso, analoghe difficoltà, specie da quando la crisi economica, che ha segnato gli ultimi dieci anni, ha fatto riemergere antichi problemi e determinato profonde modificazioni economiche e sociali.
Le evidenze statistiche definiscono un quadro inquietante ed impietoso. Nel corso di una audizione presso la III Commissione Affari Esteri e Comunitari del Parlamento italiano, tenutasi nel luglio del 2010, su “La Salute Materno-Infantile nel Mondo e gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio”, il tema è stato sviluppato a partire proprio dagli Obiettivi di Sviluppo, come definiti, nel settembre del 2000, da 189 Capi di Stato, tra cui l’Italia, che hanno adottato la Dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite, con la quale si sono impegnati al raggiungimento degli 8 Obiettivi di Sviluppo del Millennio (MDGs) entro il 2015.
Specificamente, tre Obiettivi, tre MDGs, sono direttamente collegati alla salute e mirati a ridurre la mortalità infantile di due terzi dal 1990 al 2015 e la mortalità materna di tre quarti nello stesso periodo temporale ed a favorire meccanismi di accesso universale alla salute riproduttiva, The Lancet, una Rivista tra le più prestigiose in campo medico, rileva che sono 4 milioni i bambini, nel mondo, che muoiono entro il primo mese di vita; 2 milioni i bambini al di sotto dei quindici anni affetti da HIV; circa 500.000 le donne che, ogni anno, muoiono per cause legate al parto o alla maternità; 7,7 milioni i bambini, nel mondo, che saranno morti prima del quinto anno di età nel 2015. Non a caso, anche le Nazioni Unite hanno ritenuto di intervenire con un programma apposito, il Joint Action Plan, calibrato al fine di ottenere miglioramenti nel campo della salute riproduttiva, materna, neonatale e infantile.
Iniziative di grande respiro, certo. Ma non basta, ad evidenza, se è vero che più di 6 milioni di bambini nel mondo, ancora oggi, non arrivano a compiere 5 anni e che 3 milioni, ogni anno, sono i casi di morti neonatali. Tocca ripetere che si tratta di morti facilmente prevenibili, proprio perché legate a motivi banali, come diarrea, polmonite, malnutrizione, malaria. Che semplici soluzioni consentirebbero di prevenire e curare le cause che determinano la morte di milioni di bambini: una saponetta, una zanzariera, vaccini, un antibiotico. Semplici quanto sconosciute o indisponibili in altrettante parti del Mondo. Ecco perché è apprezzabile che l’Organizzazione Mondiale della Sanità certifichi che nel 2015 la mortalità infantile è scesa, per la prima volta, sotto i 6 milioni, con una diminuzione di oltre il 50% rispetto al 1990 e che ogni giorno muoiono 19.000 bambini in meno. Resta, però, un dato inaccettabile: 303.000 donne muoiono annualmente nel mondo per complicazioni legate alla gravidanza o al parto e altre 10 milioni patiscono lesioni, malattie e infezioni. Ed ancor più inaccettabile è che ancora oggi più di metà della popolazione mondiale non gode dei servizi essenziali di cui avrebbe bisogno.
Entro il 2020, secondo l’OMS, 87 milioni di persone moriranno se non verranno intraprese iniziative di prevenzione. E un banale raffronto descrive uno scenario a sua volta inaccettabile. In Madagascar, la mortalità per il cancro della cervice è pari al 37,7 su 100.000 donne; a Modena, dove è attivo da anni un programma di screening citologico, la mortalità è pari a 2 donne su 100.000.
Confronti impietosi, che dicono delle disuguaglianze in termini di tutela della salute, al punto tale che, nonostante tutti gli interventi effettuati, si devono registrare tassi di mortalità infantile ancora altissimi e concentrati essenzialmente in 10 soli Paesi, quasi tutti dell’Africa sub sahariana.
Merita almeno ricordare che il Rotary Italia, con una iniziativa congiunta di tutti i Distretti, ha organizzato lo scorso anno, a Taranto, in occasione della Conferenza presidenziale 2018 “Salute materna, infantile e pace”, un seminario incentrato su questi temi. Era, ed è, un tema tipico del Rotary, proprio della sensibilità del Rotary, in settori nei quali il Rotary sa sempre come dare un significativo contributo.
Molto è stato fatto, ancora di più resta da fare. E, questa, la sfida che il Rotary ha davanti. Vi saluto in amicizia
Giampaolo Ladu
DG 2071