Lettera del Governatore del Distretto 2071 di Ottobre 2019

Cari Soci Rotariani,
la riflessione della nostra lettera in questo mese di Ottobre è dedicata allo “ Sviluppo economico e comunitario“: tema molto attuale e delicatissimo.
Guardando il mondo intero, si vedono molti paesi ad economia avanzata, competitivi nella tecnologia, nell’organizzazione, nella logistica e si vedono altresì molti paesi emergenti con struttura economica arretrata.
Per i paesi più sviluppati il dilemma è se rimanere aperti e competitivi in una globalizzazione produttiva, commerciale, finanziaria, che porta maggiore ricchezza totale, anche per le concentrazioni e le economie di scala realizzate ma, al tempo stesso, porta possibilità di perdere capacità produttive e posti di lavoro.
Oppure, in alternativa, se procedere con un protezionismo economico nazionale, fatto di dazi, di svalutazioni competitive della moneta, di basse retribuzioni, di aiuti statali, a protezione di una minore produttività e di un Know-how non elevato e quindi di una minore competitività nei prodotti e nei servizi nazionali. Tutto ciò verso una difesa dei propri investimenti e della propria occupazione. Il protezionismo realizzato genera in cascata guerre commerciali per una ricercata reciprocità di scambio.
L’economia di questi paesi sviluppati è normalmente caratterizzata da una domanda satura rispetto all’offerta, se pur quest’ultima caratterizzata da una perseguita innovazione tecnologica dei prodotti e dei processi produttivi.
Nella globalizzazione si riduce il potere di uno stato e si afferma quello del mercato e della finanza internazionale. La saturazione della domanda riduce la propensione all’investimento e al risparmio.
Visto che la globalizzazione dell’informazione e dei commerci, della finanza e della tecnologia è e rappresenta una realtà consolidata di vita che difficilmente può tornare indietro, a meno di un nuovo Medioevo, bisognerà cercare di studiare accordi internazionali che nella libertà e nella giustizia, nella reciprocità e nella fiducia, salvaguardino la globalizzazione economica che complessivamente genera più ricchezza, con regole internazionali di ripartizione del lavoro e con regole nazionali di tutela degli investimenti e dell’occupazione.
I processi economici strutturali sono oggi in piena evoluzione, mentre il ciclo economico globale segna rallentamenti e preoccupazioni
Certo per i Governi democratici che operano con il consenso del paese, sviluppare politiche finanziarie e fiscali non è un fatto semplice nella globalizzazione dei mercati. Specie se c’è necessità di piani di aggiustamento di tipo radicale ed impattante.
Passando ai paesi emergenti con economie deboli, è innegabile che essi non possono non adottare un protezionismo nazionale per la loro inconsistenza di competitività sui mercati mondiali. E così per tali paesi il loro protezionismo è accettato dal mondo intero.
Il Rotary è una organizzazione mondiale nel servizio umanitario e crede in comunità aperte dove si possono affermare i suoi valori universali, nello spazio e nel tempo. L’economia può necessitare, invece, di regole e di leggi personalizzate, di apertura o di chiusura a seconda di dove viene visto l’interesse della nazione e dei suoi abitanti.
Il Rotary professa e propugna i suoi valori, in particolare la leadership e l’etica, quali garanti di un sano sviluppo economico e comunitario. Accetta le regole della competizione nell’ambito di una coesione della vita sociale e di una qualità dell’ambiente, nel terreno, nell’acqua, nell’aria.
Il servizio rotariano che porta progetti umanitari, sociali, culturali rappresenta un contributo economico significativo nei paesi sottosviluppati, meno per quelli sviluppati.
Nei paesi sottosviluppati, i progetti rotariani, oltre che importanti fine a se stessi, generano effetti di contagio per iniziative parallele, richiedono forniture rigorosamente locali per la sostenibilità del progetto, portano con sé tanti consigli e suggerimenti di ulteriore imprenditoria. Conclusivamente, il Rotary nei paesi sottosviluppati può fare molto economicamente e socialmente.
Meno rilevante, certamente, è il contributo rotariano allo sviluppo economico e comunitario per i paesi emancipati, perché già abbastanza saturi di iniziative e di offerta produttiva e commerciale. Qui il contributo può venire non dal service e dal Know-how dei rotariani, ma dalla validità del trascinamento svolto dalle energie imprenditoriali, del rispetto per le regole del bene comune, del rispetto per le forze del lavoro e per la qualità dell’ambiente.
Nei Rotary Club dobbiamo parlare della economia nel territorio e della socialità conseguente affinché i Club stessi, visti i livelli di professionalità contenuti, possano passare anche a proposte e suggerimenti per investimenti e per correlate infrastrutture.
Il Rotary locale può e deve darsi anche questo compito.

Massimo Nannipieri
DG 2071